«Quella palestra mi ha fatto uomo» L'ex campione di ginnastica: 'Ogni giorno 5 ore trascorse lì dentro' Jury Chechi, 50 anni, ex campione di ginnastica artistica. E' stato medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 IL TELEFONO che squilla, all'altro capo della cornetta Grazia Ciarlitto, presidente della società Etruria: «Jury ci puoi aiutare con la palestra? Se non facciamo qualcosa in estate dobbiamo chiudere». Parte da qui, dalla possibilità che potesse definitivamente chiudere i battenti la palestra che lo ha formato prima come uomo e poi come sportivo, la decisione del Signore degli Anelli di mettersi in gioco per aiutare concretamente la sua città. Chechi, che cosa ha provato nel tornare all'Etruria e vederla senza più nemmeno una lampadina accesa? «Ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa di concreto. Così mi sono messo a pensare e mi è venuta l'idea di mettere all'asta i miei troVICINO Al GIOVANI «I ragazzi devono avere le stesse opportunità che ho avuto io alla loro età» fei. Non potevo sopportare l'idea della resa». Non una cosa da poco. I trofei di una vita sono un patrimonio da cui non è facile staccarsi. «Il dispiacere che avrei provato nel pensare che quella palestra potesse chiudere è stato più forte di tutto. Alla fine le coppe sono solo oggetti». Che ricordi la legano alla palestra di via Santa Caterina? «Lì ho trascorso la mia gioventù. Da quando avevo 9 anni ci ho passato cinque ore al giorno fino al 2004 quando mi sono allenato per le Olimpiadi di Atene. E se oggi si, fare esperienze e crescere come ha fatto con me». Dopo che ha annunciato la volontà di mettere all'asta i suoi trofei, è nata una grande gara di solidarietà. Che effetto fa aver generato tuffo questo? «E stato incredibile. La cosa straordinaria di questa storia è la vicinanza che ho sentito da parte delle persone. Persone comuni, che non hanno nulla a che vedere con Prato o con la ginnastica artistica, ma che hanno voluto contribuire donando qualcosa. Gesti belli, che danno la misura di quanto affetto ci sia e mi sia stato dimostrato. Davvero emozionante». Quando ha saputo che la Fondazione avrebbe acquistato simbolicamente i suoi trofei, ha pensato di avercela finalmente fatta? «Mentre numeravo le coppe per metterle all'asta ho rivissuto parte della mia vita, ho ritrovato trofei che da anni non vedevo, l'idea che andassero chissà dove un po' mi faceva dispiacere. Ma per il bene dell'Etruria non ci ho pensato due volte. Quando la Fondazione Reale Mutua si è massa a disposizione per contribuire così generosamente e lasciare i miei trofei nella sede della palestra, ho provato felicità perché la cifra è davvero importante. E' quello che serve perché la palestra non chiuda. E sono felice perché le coppe resteranno tutte insieme». Silvia Bini sono un uomo migliore lo devo anche a quegli anni, lo sport ti forma. Grazie alla ginnastica artistica ho avuto modo di conoscere tante persone che mi hanno aiutato e sostenuto, tanti amici. L'Etruria è tutto per me e ancora oggi deve poter andare avanti per dare l'opportunità ai giovani di allenar-

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