Una volta guariti da Covid-19, una percentuale sostanziale di pazienti - circa uno su otto - continua a manifestare sintomi di natura fisica, psicologica e/o cognitiva, lamentando soprattutto un forte senso di affaticamento. Lo stesso senso affaticamento, accompagnato da perdita muscolare, rappresenta anche uno tra i principali sintomi di patologie croniche legate a disfunzioni mitocondriali: poiché i mitocondri sono il fulcro della produzione di energia, la carenza energetica legata a tali disfunzioni potrebbe causare un aumento della fatica.

In assenza di test per valutare i rischi di Covid a lungo termine, l'ipotesi dell'Università degli Studi di Milano che si basa sul legame tra fatica e disfunzione mitocondriale potrebbe aiutare a valutare nuove terapie per affrontare una forma di Covid che a volte è stata considerata una sindrome soggettiva difficile da descrivere e misurare.

Il progetto "Il ruolo dei mitocondri nel long-Covid" dell'Università degli Studi di Milano

L'idea che i mitocondri possano essere coinvolti nei disturbi di alcune persone affette da long-Covid nasce dall'osservazione dei loro mitocondri, che spesso diventano lenti nel generare ATP, una sostanza chimica complessa che agisce come una forma di riserva energetica per le cellule. Considerando la funzione a cui questi organuli assolvono da un punto di vista energetico, l'obiettivo del progetto dell'Università degli Studi di Milano è quello di scoprire se i mitocondri possano avere un ruolo nella sindrome di long-Covid (o post-Covid).

La mancanza di parametri specifici che definiscano le condizioni post-Covid infatti lascia aperte alcune questioni, ad esempio se gli individui affetti da long-Covid debbano essere considerati una popolazione vulnerabile come altre popolazioni vulnerabili socialmente riconosciute e se debbano avere un accesso prioritario alle cure e alle risorse, come l'assicurazione per la disabilità, se i loro sintomi persistenti interferiscono con la loro capacità di lavorare.

L'identificazione di un'impronta molecolare della sindrome post-Covid potrebbe eliminare i potenziali pregiudizi di segnalazione, valutando in modo oggettivo se una persona che lamenta sintomi da long-Covid ne sia realmente affetta. La ricerca di un indicatore di questa sindrome può inoltre contribuire a far progredire la ricerca sui biomarcatori, con effetti positivi sulla comprensione, la diagnosi e il trattamento.

A chi è rivolto

I principali beneficiari di questo intervento saranno tutti i soggetti affetti da sindrome post-Covid. Se questo studio confermerà le ipotesi presentate, ai pazienti che già si rivolgono all'unità di dispnea dell'ospedale Policlinico di Milano verrà richiesto di seguire una strategia di intervento personalizzata per almeno tre mesi e, successivamente, verranno rivalutati sia il test cardiopolmonare sia la funzionalità mitocondriale.

 

Nome del progetto: Unravelling the role of mitochondria in individuals suffering long Covid-19 syndrome 
Organizzazione proponente: Università degli Studi di Milano
Area di intervento: Salute & Welfare